L’incubo degli ecomostri a Corato

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di Gianni De Gerolamo

Raccogliamo la protesta della cittadina del nord barese che lotta per evitare la deturpazione del paesaggio compromettendo le produzioni agroalimentari e l’offerta turistica


Corato

E’ una questione che va avanti ormai da qualche anno, una battaglia che il nostro amico Roberto Perrone Capano, titolare dell’Azienda Agricola Santa Lucia, insieme ad altre aziende ed associazioni, combatte contro l’ennesimo ecomostro, una ulteriore  scelta che sacrifica l’ambiente.

Di cosa si tratta.

Nel 2003 si rende necessaria la ristrutturazione di una vecchia linea elettrica che passava sulle teste degli abitanti della zona 167. Due anni dopo il comune richiede, per tale progetto, l’interramento delle linee, andando felicemente incontro a ragioni di ecosostenibilità e maggiore tutela ambientale, aderenti alle nuove normative in merito. Non solo, ma la bontà di questo piano otteneva il finanziamento dalla Regione Puglia che assegnava un punteggio elevato proprio per l’opera di interramento risolvendo finalmente il pluridecennale problema legato alla salubrità ambientale legittimamente lamentato dai cittadini residenti della zona di Via Massarenti.

Il mistero cala quando ad un certo punto il Comune cambia radicalmente parere e l’interramento si tramuta in una delocalizzazione della linea elettrica, ma qui si parla di 120 piloni e non più di 40 che andrebbero a deturpare la bellezza paesaggistica dell’agro di Corato! Entità contrapposte. Da un lato abbiamo un grande lavoro svolto negli anni da aziende vitivinicole e agroalimentari, attraverso la valorizzazione del territorio e delle sue tipicità, riconosciuto dal conferimento del marchio DOCG Castel del Monte, premio a colture di vitigni storici quali Nero di Troia, Bombino Nero e Bombino Bianco. Non è una cosa semplice e tantomeno scontata se si pensa che la Puglia, terza regione in Italia per produzione di vino, ne annovera soltanto un’altra, assegnata al Primitivo Dolce di Manduria. Alleati e dietro la stessa barricata si moltiplicano eccellenze enogastronomiche che la zona di Corato vanta, pensiamo alla tradizione di Olio Extravergine di Oliva che in questo areale vede l’importante cultivar della Coratina, la tradizione casearia, quella della produzione e trasformazione del grano con molini storici e blasonati pastifici.

Un sempre crescente riconoscimento del mercato nazionale ed estero, orgoglio più tangibile della nostra terra e della nostra tradizione. A questi valori si contrappone un’ostinata volontà di portare avanti progetti orientati a devastare il territorio, la bellezza assoluta del paesaggio, sacrifici all’altare di un progresso tecnologico ed industriale anche quando vi sono soluzioni alternative ecosostenibili a minore impatto ambientale. Senza considerare il danno ambientale ed ecologico, visto che oggi non sappiamo ancora molto circa gli effetti secondari dell’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche, già diffusamente assorbiti attraverso l’esposizione a ripetitori televisivi e telefonici, cellulari, tablet, computer, consci della necessità di moderare il più possibile il contatto diretto con esse. Dovremmo tutti riflettere sul fatto che di esperienze di materiali utilizzati copiosamente (alcuni per quasi un secolo) e poi banditi dal commercio perché riconosciuti cancerogeni ne abbiamo: Ethernit, innumerevoli prodotti chimici e tanto altro ancora che la ricerca ha scoperto, ma soprattutto che ancora ha da scoprire.

Dovremmo chiederci se è questa l’economia su cui vogliamo puntare ed investire, ma nel dubbio dovremmo cercare almeno di fare nostro il Principio di Precauzione, ricorrendo da un lato ad una attività politica di prevenzione cautelativa, dall’altro salvaguardando l’identità storica dei luoghi.

La storia e la tradizione della nostra regione raccontano di qualcosa che abbiamo sempre saputo fare al meglio ovvero lavorare la terra, coltivandola e facendo crescere prodotti di qualità eccelsa. E allora dovremmo cominciare a pensare ad un turismo enogastronomico come la più importante risorsa, motivo e ragione perché un sempre più crescente numero di persone, soprattutto straniere, sceglie per le vacanze la nostra regione. Mi chiedo a quanti di loro piacerebbe scattare una foto al nostro paesaggio con dei piloni sullo sfondo; penso che eviterebbero quelli scorci o forse farebbero a meno dell’intera visita preferendo altre vedute e luoghi incontaminati anche dal punto di vista della salute. Ma torniamo a quella che è la nostra mission, la passione per la qualità enologica.

Oggi sempre più il mercato del vino internazionale (esempio quello americano) va alla ricerca del marchio biologico, delle produzione di nicchia e delle unicità territoriali che questo territorio ancora garantisce. Il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata e Garantita è anche un premio a tutto ciò. Altrove hanno capito che investire sul futuro significa guardare al passato facendo un passo indietro, ma solo per ritrovare sapori antichi e autentici. Potremmo così “vendere vino e territorio” secondo il modello francese, dal paesaggio incontaminato, dall’immagine di semplicità e genuinità che trasmette la sua cucina. Allora riprendiamo in mano, valorizziamo ma soprattutto preserviamo quanto di bello e semplice abbiamo qui in Puglia e che molti ci invidiano. Facciamo che il grano, i papaveri e i muretti a secco, i vigneti e gli ulivi, i mandorli, i vecchi tratturi e le stazioni della posta, possano divenire il volano di una economia futura.

SantaLucia

Riceviamo e pubblichiamo volentieri questo ulteriore contributo:

http://www.seminarioveronelli.com/un-traliccio-minaccia-un-vigneto-storico-di-nero-di-troia/  

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