Rampone Igp de I Pàstini, metamorfosi sinestetica di un vino che sfida il tempo

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 carparelli

di Rossana Novielli

A Cracovia, in occasione del Terra Madre Food Festival di Slow Food, lo scorso 7 novembre si è celebrata una delle più suggestive e irripetibili verticali di minutolo degli ultimi tempi.

Protagonisti e pionieri della riscoperta del nobile vitigno pugliese, la famiglia Carparelli, proprietaria dell’azienda vitivinicola I Pastini di Locorotondo, ha presentato ben otto annate del Rampone Valle d’Itria Igp.

Nobile e orgoglioso, il minutolo, vessillo simbolico tra i vitigni autoctoni a bacca bianca di Puglia, è conosciuto anche come fiano pugliese, fiano rosa o fiano minutolo, accezione in seguito recisa  – ufficialmente nel 2011 (Registro nazionale varietà di vite) – , per le differenze genotipiche e la caratteristica aromaticità che lo avvicinano più al moscato che al vicino cugino irpino. vigna minutolo

A lungo dimenticato come tanti altri vitigni del parterre ampelografico pugliese, (argomento approfondito nel nostro articolo sui vitigni minori), è riemerso grazie all’audacia e alla caparbietà  del nostro corregionale, viticoltore e enologo, Lino Carparelli, il quale, intuendone le enormi potenzialità, ne ha fatto l’emblema della rinascita dei vini bianchi regionali e in particolar modo della Valle d’Itria.

Una lungimiranza che nel corso degli ultimi vent’anni ha superato ogni aspettativa, regalandoci emozioni inattese per un bianco che sfida le leggi del tempo – caratteristica difficilmente riscontrabile per i bianchi pugliesi – facendosi quasi “borgognone”, fiero e austero, al pari di vini di maestosa caratura.

La degustazione è cominciata dalla vendemmia più recente, il 2013, dalla cui etichetta scompare il termine fiano sostituito da minutolo.

rampone

Un’annata molto promettente, potenzialmente destinata a lungo invecchiamento, si contraddistingue per la caratteristica aromatica, dai toni floreali delicati, fruttati di pesca a polpa bianca e per spiccati sentori agrumati; evidente un corredo piacevolmente minerale e una freschezza ben equilibrata.

Nel 2012 gli aromi floreali cedono il passo alla morbidezza di frutti più maturi, caramella all’anice; il vino è più rotondo, mantenendo intatto ancora un fiotto minerale ben evidente. Sentore che si fa più marcato nell’annata 2010, che presenta una maggiore carica estrattiva e un naso che colpisce per profumi cerosi, erbacei, arricchiti di deliziosi accenni di frutta matura che chiudono con una morbidezza carezzevole.

Muta ancora il 2009 emozionando con sentori di frutta secca e mela cotta caramellata, quasi burrosa, lasciando intatta la marcata nota minerale, accentuata da sentori di pietra focaia e da accenti più dolci.

bottiglie rampone

Il 2008 è un tripudio di sensazioni tra frutta secca e mallo di noce, quasi resinosi; lentamente la mineralità si affievolisce confermandosi verosimilmente anche nel 2007, i cui frutti sono solo più complessi e marcati, con note dolci di uvetta sultanina in evidenza, elegante e austero, lunghissimo in chiusura.

Giungendo alle annate più longeve, per l’annata 2004 il vino subisce quella metamorfosi in cui i sensi giocano a carte con il tempo, dove vince inesorabilmente questo vitigno fuori dall’ordinario che si mostra in tutta la sua bellezza intensa e complessa di note tostate di pane, vegetali, con aneto in evidenza.

Le ultime bottiglie del 2003 sono state spese per questa degustazione, una vera rarità. Le note eteree si accompagnano ad una confettura di frutti maturi a polpa gialla, di grande struttura ed finezza con quella costante caratteristica vegetale che ricorda quasi un cetriolino sotto sale o krauti, per dirla usando un “Est style“,  parafrasando il luogo nel quale ha concluso la sua storia.

Il Rampone ha rivelato all’Europa la sua grande eleganza e struttura; il minutolo ha dimostrato come sia riduttivo paragonarlo semplicemente al moscato; ha stoffa per divenire un vino che, tout court, nel tempo migliora ed evolve in modo straordinario.

Un vino che lascia in bocca il sapore di un territorio generoso e di una sapiente vinificazione come quella de I Pastini da cui c’è solo da imparare, esempio di una realtà fatta di passione e sacrificio, oggi consolidata da un meritato successo, una grande eccellenza che la Puglia può vantare.

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